L’acqua era un bene prezioso dalla cui purezza dipendeva la salute della gente
soprattutto in tempi in cui le pestilenze erano frequenti; perciò gli Statuti, il modernissimo codice di leggi civili e penali elaborato nel 1416, prevedevano che subito all’inizio del suo mandato (sei mesi) il Podestà controllasse “la fonte del canale e il suo lavatoio, la fonte delle capanne coll’abbeveratoio et lavatoio, la fonte dentro alla porta de la fontanella col suo abbeveratoio” (così è scritto nel libro V cap. 7). Il controllo quotidiano spettava ai Viarii (gli odierni vigili urbani) i quali vigilavano che nessuno vi abbandonasse sporcizia o animali morti; cinque soldi era la multa per chi le sporcava. La bella architettura, l’eleganza delle arcate e gli elementi decorativi testimoniano la cura che il comune vi dedicava.
Fonte di Voltaia
Era indicata negli Statuti con il nome di Fonte delle Capanne per le numerose case sparse che vi si trovavano intorno; aveva cannelle, abbeveratoi, lavatoi, vasche per le doghe e per la macerazione del lino e della canapa e anche per la tintura dei panni (poco sotto vi è il podere La Tenta). Il luogo era frequentato dai viaggiatori che sostavano al Campo Ca’ Ciaio, da donne, da lavoranti e sicuramente da bambini. Vi erano anche i “meriatoi”, spazi alberati per riposarsi alla “meria” cioè all’ombra e guai a chi non li rispettava; tagliarne un albero costava una pena di cento soldi (L. V cap. 43). Nel 1632 il marchese Bartolomeo vi fece costruire poco lontano una lavanderia privata e dei bagni detti “Lo Spogliatoio” ma che la gente prese a chiamare Mugnellu, forse perché lì vicino c’erano mulini e mugnai.
Fonte di Borgo
Poco fuori la porta di Borgo fu edificata la Fonte del Canale così detta perché alimentata da un canale derivato dal Fosso dei Frati che in seguito si chiamerà Bagno degli Ebrei. Ha un’ampia vasca per lavare, un abbeveratoio e cannelle. Proprio alle cannelle le donne soprattutto le giovani, andavano ad attingere acqua con le brocche e il ritorno era in salita!, ma le fonti erano anche il luogo di incontri dove ci si scambiavano informazioni e chiacchiere e dove, sul far della sera, facevano sosta i giovani campagnoli per abbeverare gli asini e i muli dopo una lunga giornata di lavoro. Lungo tutta la parete interna del lavatoio corre una robusta mensola dove si appoggiavano i capistei, assi di legno con i bordi leggermente rialzati per trasportare materiali vari e per riportare dalla fonte i panni lavati e attorti. Come si può vedere nella foto, ne è stato appena completato un accurato restauro (marzo 2016) che oltre a rendere testimonianza di come era la vita nel paese, ha anche donato ai pianesi un luogo suggestivo che sarà la location nelle prossime estati per eventi di musica e poesia.
La fonte del Saragiolo
ubicata lungo la Strada Statale 323 del Monte Amiata, è caratterizzata da un’unica vasca coperta e due abbeveratoi esterni collegati uno all’altro dai quali sgorgano fontanelle (fine ‘800 primi del ‘900).