Le Feste tradizionali e le corse dei cavalli
Le Feste che venivano celebrate anticamente a Piancastagnaio, anche con divertimenti popolari, erano in ordine di tempo: la Festa della Madonna Assunta, Titolare della Parrocchia; la Festa di San Bartolomeo, Titolare della Chiesa del Convento, e più tardi la Festa di San Filippo Neri.
La Festa dell’Assunta era comunque il periodo più atteso dell’anno in quanto i festeggiamenti duravano sei giorni, fino alla Festa di San Bartolomeo e durante i quali veniva allestita una grande Fiera che non si limitava ad uno scambio di merci e di bestiame, ma venivano svolte danze, scene teatrali ma soprattutto la corsa dei cavalli. Queste Feste erano organizzate dalle varie Confraternite laicali e religiose. Ogni anno si eleggevano, da parte del Comune tre Deputati che venivano chiamati i “Signori della Festa”. Naturalmente venivano scelte quelle persone che per la loro creatività, abilità e sagacia erano riconosciute capaci di organizzare i festeggiamenti. Il Comune provvedeva pure ad eleggere un Depositario per la Festa che doveva pensare alla parte economica. Tutto ciò si può riscontrare nelle memorie consiliare del 23 Luglio 1617 che si trovano nell’archivio del Comune di Piancastagnaio.
Addì 23 Luglio 1617,
Convocato il pubblico Consiglio della Comunità di Piano, se piace di nominare i soprastanti della Festa di San Bartolomeo prossima a venire, approva il medesimo Consiglio: Federigo Pieri, Niccolò Ricci e Giovanni Tullio s’intendino eletti et deputati soprastanti alla Festa di San Bartolomeo prossimo conforme, furono messi a partito e furono vinti per lupini di numero 22 bianchi et neri 8.
La corsa dei cavalli si chiamava “Il Palio” perché al vincitore veniva dato un drappo di seta (palio) che i Pianesi chiamavano “bandiera” e su di esso era dipinta l’immagine sacra del Santo in onore del quale veniva effettuata la Corsa. Il Palio si correva il 18 Agosto in onore dell’Assunta o il 21 Agosto per la Fiera di San Bartolomeo. Qualche volta anche il 22 Maggio, Festa della Madonna di San Pietro, nel giorno ricorrente la Sua apparizione al pastorello Agnolo Stracchi.
Riportiamo a conferma di ciò i seguenti documenti:
Addì 22 Luglio 1782,
Per i Paglii Idem deliberarono che il Signor D. Giuseppe Pieri riprovveda i Paglii per la solita Corsa solita farsi per la Festa di San Pietro, conchè spenda fra tutti e due Lire 80 e non più in ognuno.
Simone Gabrielli Gonfaloniere per me e colleghi, Zoroastro Spagnoli Cancelliere.Addì 10 Agosto 1783,
Idem deliberarono fargli scontato di Lire 50 per la provista dei PAglii per la solita Festa, e questa consegnarsi a Pavolo Antonio Rossi per la provvista di essi. Gio. Batta. Vespa Gonfaloniere per me e colleghi, Zoroastro Spagnoli Cancelliere.Addì 16 Agosto 1784,
Considerando che secondo l’antico ed inveterato uso sogliono aversi due soggetti con titolo di Deputati della Festa della Madonna di San Pietro perciò nominarono l’infradescritti quali Messosi a partito ottennero i voti che appresso: Antonio Barzellotti che ottenne lupini 4, neri 0; Sebastiano Cortini che ottenne lupini 4, neri 0 e successivamente con previo scrutinio per lupini bianchi 4 deliberarono e decretarono doversi ordinare, conforme ordinarono il pagamento a detti Deputati della Festa, o a chi altri voglia occorrere il pagamento delle Lire 21 solite pagarsi al santese della Chiesa della Madonna da erogarsi nei Palii della Festa e spedirsi il mandato al Signor Caso nelle solite forme. Gaspare Barzellotti Priore.
A partire dal Secolo XIX° il maggiore artefice dei Festeggiamenti divenne la Congregazione Pianese denominata Oratorio di San Filippo che ereditò il gusto delle rappresentazioni sceniche sacre e l’organizzazione delle Feste popolari dall’antica Compagnia laicale dei Disciplinati o dei Battenti. I Festaioli venivano scelti tra i confratelli dell’Oratorio. Ogni anno il 26 di Maggio, terminata la Festa, si riuniva il Consiglio per il rinnovo degli Offiziali, e fra questi, quattro venivano scelti come Deputati per la Festa. Tutto questo è possibile vederlo in un documento del 1815: la votazione iniziava con il canto “Veni Creator” e terminava con il “Te Deum”. Nel 1815 il Consiglio era così composto:
Rettore
Vice-Rettore – Corettore
Segretario – Segretario sostituto
Camarlingo
Consultori (3) – Paceri (2)
Maestri dei Novizi (3)
Mazzieri (4) – Lettori (3) – Sindaci (2)
Portinari (3) – Sacrestani (4) – Questuanti (4)
Infermieri (3)
Cappellani: tutti i Sacerdoti approvati per la confessione
Deputati per la Festa (4)
Nell’archivio comunale di Piancastagnaio, al tempo dell’Illustrissimo Signor Pompeo Ricci, Gonfaloniere dal 1817 al 1822, si trova questa lettera del 23 Maggio 1818:
“Illustrissimo Signor Vicario Regio dell’Abbadia San Salvatore ed Claro S.Q.I.R.,
i sottoscritti desiderano sempre più onorare la festività di San Filippo Neri nella terra di Piancastagnaio luogo sottoposto alla giurisdizione di Vostra Illustrissima nel dì 26 Maggio 1818 chiedono ottenere la permissione di fare gli appresso divertimenti cioè: un Palio di cavalli alla lunga e altra corsa da Tela alla tonda ed altra corsa di somari, e la quarta di ragazzi. Chiedono altresì da Vs. Ill.ma di poterci esporre alla pubblica vista in questa Piazza i due primi Paglii, e ciò era oggetto che d’accordo in questo giorno, inviati dai forstieri, possino così corrervi in maggior numero. Il Sac. Angelini suppli Vs. Ill.ma il Dottor Giuseppe Benci per Giovanni Silvestri.”.
La risposta ebbe esito favorevole il 24 Maggio 1818.
Nella stessa filza numero 101 dell’Archivio Comunale si trova quest’altra lettera del 15 Agosto 1818:
“Illustrissimo Signor Vicario Regio dell’Abbadia San Salvatore.
Il sottoscritto Sacerdote Giovanni Battista Angelini Cappellano Curato della terra di Piano luogo sottoposto alla giurisdizione di Vostra Illustrissima desideroso di onorare vieppiù la festività della MAdonna di San Pietro solita farsi in questo paese il giorno dopo la Fiera di San Rocco in Santa Fiora, implora da Vostra Signoria Illustrissima la permissione di fare correre tre Paglii: che uno alla tonda, un’altro alla lunga ed altro da districarsi tutto fuori dalla Porta di Castello, e se esser sarà possibile far restare a suonare la banda ed altri piccoli divertimenti il 19 corrente ed altresì esporci oggi 15 Agosto corrente detta bandiera alla Pubblica vista.”
La risposta si ottiene con esito favorevole il 17 Agosto 1818.
Leggendo tutti questi documenti si arriva a conoscere come si svolgevano le corse. La corsa dei cavalli “alla lunga” partiva da fuori la Piazza di Castello e arrivava al Convento. La corsa dei cavalli “alla tonda” iniziava sempre da fuori la Porta di Castello, percorreva un tratto della Strada delle Storte fino alla Liccia e rasentando le mura castellane e la Rocca ritornava indietro. Prima della corsa, il Palio o i Palii accompagnati dalla banda, venivano portati per le vie del paese insieme ad un corteo in costume, formato dai rappresentanti dei tre Terzieri: Castello, Borgo, Voltaia. Gli Alfieri portavano i Palii per i vincitori delle Corse. Nel 1819 i Palii non erano più di seta ma di cambrì. La corsa dei somari veniva chiamata “dei ferri” perché al vincitore veniva data una resta di ferri o di arnesi agricoli. La Festa di San Bartolomeo venne meno intorno agli anni 1830 e con lei i festeggiamenti popolari in onore della Madonna. Prese maggior incremento invece la Festa di San Filippo con l’immancabile Corsa del Palio che veniva celebrata con grande solennità tutti gli anni. Per garantire la riuscita della Festa, in ogni Contrada si raccoglievano delle offerte, ed era una gara entusiasmante in quanto queste, appuntate su un drappo (ogni Contrada aveva il proprio), venivano portate in mostra in processione da un ragazzo o da una ragazza a cavallo.
Agli inizi del 1900 il percorso delle Corse era il seguente: la partenza al bivio del Convento e l’arrivo alla Chiesa della Madonna di San Pietro. Tale percorso fu abbandonato con la costruzione del Campo Sportivo il quale divenne la sede preferita di tali corse. La corsa di cavalli in pista ha sempre appassionato il popolo pianese anche per l’eleganza e l’armonia dei movimenti che il cavallo riesce ad impartire al proprio corpo, tali da suscitare negli spettatori emozioni così forti da trasformare il pubblico in una variopinta rosa che si dilata nei rettilinei e si registre nelle curve della pista. I cavalli che si disputavano il Palio nelle corse non rappresentavano le Contrade del paese, non c’era quindi nessuna rivalità contradaiola, ma la popolazione patteggiava con entusiasmo facendo il tifo o per l’uno o per l’altro.